Elogio della resilienza
La resilienza rappresenta per la psiche ciò che il sistema immunitario è per il corpo. Dal momento che psiche e corpo sono strettamente interconnessi i due sistemi (resilienza e sistema immunitario) possono rafforzarsi o deprimersi a vicenda.
Il sistema immunitario reagisce mettendo in moto le difese con cui rispondiamo agli attacchi di virus e batteri, allo stesso modo i colpi della vita, affrontati con un atteggiamento resiliente, possono essere affrontati e rafforzare la psiche.
Il termine resilienza appartiene in origine alla fisica ed indica la resistenza che pongono i corpi, specialmente i metalli, alla rottura per urti o colpi. Più precisamente la resilienza è la capacitá di un materiale di resistere a urti improvvisi senza spezzarsi.
Se consideriamo questo concetto in rapporto alle Scienze Sociali, possiamo dire che “la resilienza corrisponderebbe alla capacitá umana di affrontare le avversitá della vita, superarle e uscirne rinforzato o, addirittura, trasformato” (Grotberg, 1996).
Come tutte le attitudini interiori la resilienza non può essere insegnata, ma può essere “favorita” dalla creazione di rapporti e contesti facilitanti. Moltissimi sono gli esempi di resilienza che, a ben guardare, ci circondano, stupendo ogni volta per la capacità reattiva delle persone che riescono a possedere tale qualità
Esempi da oscar provengono, ad esempio, dal cinema: il tenerissimo Benigni che nel pluripremiato film “La vita è bella” veste i panni di Guido, un ebreo deportato nel campo di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Guido riesce a proteggere il figlio Giosuè dalle miserie e dalle sofferenze, trasformando la tragica esperienza che sono costretti a vivere in un gioco meraviglioso, pieno di prove impegnative, un gioco al termine del quale Giosuè conserverà la propria spensieratezza di bambino.
Accrescere la resilienza è un percorso personale, una strada che non ha le stesse caratteristiche per tutti. Al di là delle ovvie individualità vi sono degli elementi che possono facilitare lo sviluppo di tale attitudine interiore.
Creare rapporti. Buone relazioni con i familiari e amici sono importanti. Accettare aiuto e sostegno rafforza la resilienza. Allo stesso modo assistere gli altri nel momento del bisogno può offrire beneficio anche a chi aiuta.
Evitare di vedere le crisi come problemi insormontabili. L’atteggiamento resiliente non elimina gli eventi altamente stressanti ma aiuta a modificare la capacità di interpretare e rispondere agli stessi. Il resiliente prova a guardare oltre al presente riconoscendo che le circostanze future potranno essere un po’ migliori.
Accettare il cambiamento come parte della vita. Accettare le situazioni che non possono essere modificate aiuta a focalizzarsi su ciò che può essere cambiato.
Sviluppare obiettivi realistici. Invece di concentrarsi su compiti che sembrano irrealizzabili o lontani nel tempo appare più utile compiere regolarmente un piccolo passo verso gli obiettivi che si desidera raggiungere.
Compiere azioni decise. Nelle situazioni avverse compiere azioni decise, piuttosto che staccarsi completamente dai problemi, aiuta a riprendere in mano il timone della propria esistenza.
Considerare ciò che ci accade come un’opportunità per imparare. Le esperienze tragiche e le avversità rappresentano un momento di crescita perché, se vissute pienamente, rappresentano un’occasione per migliorare nelle relazioni, accrescere l’autostima, sviluppare la spiritualità.
Mantenere una visione fiduciosa. L’ottimismo permette di tralasciare la preoccupazione per ciò che impaurisce aiutando a concentrarsi su ciò che si desidera.
Prendersi cura di se stessi. E’ fondamentale prestare attenzione ai propri bisogni e sentimenti, impegnarsi in attività che piacciono e rilassano. Prendersi cura di se stessi dovrebbe essere un esercizio continuo che aiuta a mantenere mente e corpo pronti per affrontare le situazioni che richiedono resilienza.
La resilienza induce a non ridurre una persona alla somma dei suoi problemi ma a considerare l’insieme delle sue risorse e delle sue energie stimolando le potenzialità piuttosto che soffermarsi solo sui limiti. Fare ciò richiede un salto culturale che spinge ognuno di noi a divenire protagonista del proprio processo di cambiamento evitando il ripiegamento su se stessi.